Da quando mi sono trasferita in Puglia, tutti i giorni, contemplo la natura. L’artista ha bisogno di trascorrere del tempo immerso nella natura per imparare ad ascoltarla.
Nella pittura di paesaggio cinese è importante andare al di là della semplice rappresentazione formale, per entrare in contatto con il soffio vitale. Non si vuole riprodurre l’apparenza della natura, ma piuttosto catturare un’emozione e cavalcare il ritmo della vita.
Dove i principi Yin e Yang si incontrano, lì nasce la vita. Questa affermazione è alla base della filosofia taoista e, l’arte cinese, è permeata profondamente dal Taoismo, che auspica il ritorno alla natura come condizione necessaria per la salvezza dell’uomo.
Il pittore si deve fare tutt’uno con il paesaggio e con il mondo che lo circonda. Dipingere, significa infatti, rappresentare lo spirito e l’essenza della natura attraverso l’azione dello Yin e dello Yang, i principi femminile e maschile alla base di tutti i movimenti della Creazione. Nel gesto pittorico avviene l’incontro tra la dimensione fisica e quella spirituale. Quando si realizza questa unione, il dipinto cattura lo spirito vitale che viene espresso attraverso il pennello e l’inchiostro. L’arte non è altro che un modo per avvicinare il mistero della vita.
Semplici pennellate sanno comunicare emozioni di cui non ci si stanca mai.
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Shitao
In Puglia la forza della Terra Yin e quella del Cielo Yang, si incontrano generando un luogo fertile e generoso che vive in armonia con l’operosità dell’uomo. Qui la sua mano sapiente ha creato villaggi che rimandano al mondo incantato delle fiabe.
Un’organizzazione della vita rurale, legata alla terra e ai suoi ritmi, dove l’uomo si mette in contatto con le forze della natura per vivere in equilibrio con esse. Gli ulivi secolari sono la dimostrazione di come qui, l’uomo con il suo lavoro, ha collaborato a rafforzare il legame tra la Terra e il Cielo. La vita è sempre intorno a noi e ci circonda. Ricontattarla è quello che l’artista deve fare per riscoprire quelle cose che non sono chiaramente manifeste o che abbiamo trascurato.
L’uomo segue le vie della Terra, la Terra segue le vie del Cielo, il Cielo segue le vie del Tao, il Tao segue solo sé stesso.
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Laozi – Tao Te Ching
Le immagini delle ceramiche di Carlo Perretti presentate nella mostra “Puglia tra Natura e Cultura” muovono i passi dal dio arcaico del ciclo della vegetazione, rappresentato a volte come un albero, altre volte come un animale, o come un ibrido conosciuto come uomo verde. Di questi viene raffigurata soltanto la testa, generalmente sulle chiavi di volta degli archi o dei portali. Questa figura è presente nella decorazione delle architetture pugliesi, dall’epoca arcaica fino alla prima metà del secolo scorso, periodo oltre il quale non viene più rappresentata, perché è stato dimenticato il significato apotropaico e lo scopo beneaugurante.
Sulle ceramiche è stato raffigurato un volto che può essere letto dai due lati. In alto una corona di carciofo. In mezzo, il naso, che è un tronco di albero. Dalla bocca scaturisce un soffio che rilascia dei globi crescenti. Quando si capovolge vediamo un’immagine che ha il fico come corona e il soffio di globi decrescenti. Sono i due re dell’Anno. Sono i due solstizi: quello invernale e quello estivo. “San Giuanne, ora rir, ora chiange”. San Giovanni Evangelista, 27 dicembre, ride, perché le giornate si allungano. San Giovanni Battista, 24 giugno, piange, perché il sole decresce. Sono i due re che si combattono eternamente, le forze della luce contro quelle dell’oscurità come nel racconto medievale “Sir Galvano e il Cavaliere Verde”.
Il ciclo arturiano al quale appartiene questo racconto era conosciuto in Puglia, perché arrivato con la corte normanna. A Otranto il mosaico della Cattedrale racconta una versione della morte di re Artù azzannato dal gatto di Losanna. A Bari, nella Basilica di San Nicola, sul “Portale dei Leoni”, viene rappresentata un’altra avventura della saga di Artù. L’imperatore Federico II era in contatto con la conoscenza sufi (tasawwuf). Egli parlava correntemente l’arabo e aveva conquistato Gerusalemme solo attraverso una trattativa con il sultano al Kamil. Federico, fece realizzare a Castel del Monte, nella settima sala, una chiave di volta che raffigura un uomo verde dalla capigliatura di foglie e grappoli di uva e le orecchie d’asino. L’uomo verde è un mistero irrisolto che rimanda alla viriditas, quell’energia vitale che, ogni anno, muore e rinasce.